Il dramma si svolge in Scizia, in un luogo desolato e roccioso. Prometeo è incatenato ad una roccia, dove rimarrà per tutta la rappresentazione. Una situazione assolutamente statica,  collocata in un tempo mitico. Il testo è rappresentato nella sua essenza, per evocazioni, rimandi, assonanze. Si è scelto di rappresentare le emozioni evocate dai luoghi descritti piuttosto che riprodurre fedelmente il paesaggio. Nella prima scena è rappresentato un ambiente roccioso: attraverso la libera interpretazione di un paesaggio di Rubens la natura appare in tutta la sua potenza e l’uomo nella sua fragilità. La gradinata che ospita le Oceanine è come roccia sbozzata, il passaggio da un contesto naturale ad uno adattato alla presenza umana. Nella seconda scena le predizioni di Prometeo a Io, le creature mitiche che la sacerdotessa incontrerà nel suo viaggio,  sono evocate dalle ombre proiettate sulla tela. E, come le ombre spariscono con la luce, così le difficoltà, le paure e le angosce vengono combattute con la ragione. La terza scena coincide con la prima. Cambiano però le luci. In tutte le epoche i grandi pittori hanno rappresentato i racconti mitologici, vestendoli dei tratti del proprio tempo, e arricchendoli così di nuove interpretazioni. L’ispirazione alla pittura classica, spostando in avanti il tempo storico della tragedia, evoca la atemporalità della condizione umana, sulla quale Eschilo rifletteva, proprio come un nostro contemporaneo,  circa duemilacinquecento anni fa. 
Nell’ultima scena, in cui la rupe a cui è legato Prometeo sprofonda, gli elementi del basamento roccioso vengono squassati. Effetti sonori, illuminazione, proiezioni e nebbie movimentano la scena. Le rocce composte dai pannelli in legno collegati con cerniere vengono ridotte e scompaiono. Il cielo si riempie di stelle, come speranze che si accendono e che evocano il tema del Prometeo liberato, di cui abbiamo la versione di Cicerone.
scenografia per il prometeo incatenato di eschilo